Chiusura annata agraria, l’agricoltura bergamasca si conferma multifunzionale, giovane e femminile

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L’annata agraria 2018-2019 si  conclude da un lato confermando le difficoltà del settore, dall’altro mettendo in evidenza l’estrema dinamicità delle imprese. Pur nell’incertezza determinata  dalla difficile congiuntura economica generale, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dai suoi problemi specifici, l’agricoltura bergamasca si presenta però come un settore vitale. Secondo le prime stime elaborate da Coldiretti Bergamo, la situazione è molto variegata, con difficoltà ma anche punti di forza. In generale, come ormai accade da diversi anni, i settori più in affanno sono quelli legati all’agricoltura tradizionale mentre quelli che hanno spaziato negli ambiti previsti dalla multifunzionalità hanno fatto registrare  performance migliori.

“Il comparto più in difficoltà e sicuramente quello della carne bovina – spiega il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio -;rispetto al 2018 che aveva fatto segnare una leggera ripresa dopo 4 anni di perdite continue, si è riscontrato un netto peggioramento per la redditività delle imprese del settore, stretto tra un progressivo calo dei prezzi all’origine e dei consumi e un aumento dei costi di produzione. E’ invece fluida la situazione del comparto del latte bovino, con un leggero aumento della produzione (+ 1,7%) ma con una sostanziale “fragilità” del prezzo alla stalla, dovuta all’andamento altalenante del mercato dei principali formaggi di riferimento. Ha dato segnali positivi la piena applicazione in Italia dell’etichettatura di origine del latte nei prodotti trasformati. Bene anche le esportazioni dei prodotti lattiero caseari bergamaschi, con un aumento del 3% in particolare sui mercati europei”.

Continua ad avere un andamento positivo il settore dell’allevamento ovicaprino bergamasco, primo a livello lombardo per consistenza e produttività. La produzione di latte caprino è destinata per la maggior parte alla trasformazione casearia e si attesta oltre i 45.000 quintali, in costante aumento negli ultimi anni per effetto del crescente interesse dei consumatori verso i formaggi caprini.

“Per il comparto dei suini l’annata che si sta concludendo  ha avuto un andamento altalenante – sottolinea Brivio -; nella prima parte del 2019 i prezzi di mercato hanno fatto segnare una marcata riduzione,  per poi riprendersi nella seconda parte dell’anno. Anche gli allevamenti suinicoli hanno risentito di una sensibile crescita dei costi produttivi che di fatto sta mantenendo la loro redditività al di sotto dei valori del 2018”.

Per quanto riguarda la viticoltura, se il 2018 è stato un anno da ricordare sotto il profilo produttivo e qualitativo, il 2019 si presenta, ultimate da pochi giorni le operazioni di vendemmia, con un sostanziale dimezzamento produttivo per i vini da tavola generici, mentre per le produzioni DOC e IGT si verifica un calo del 20/30% rispetto allo scorso anno. Pur di fronte ad un’annata meno produttiva, rimane invece alta la qualità dei prodotti. Le uve infatti hanno raggiungo un buon grado zuccherino, ed i vini, in particolare i rossi sono dotati di un’ottima colorazione e struttura.

Anche i produttori di olio, dopo un 2018 record dal un punto delle produzione e della qualità, archiviano il 2019 come uno degli anni peggiori. A causa di anomalie climatiche e attacchi di parassiti, si stima che in alcuni casi le perdite di prodotto abbiano superato anche il 70 %.

“L’apicoltura è stato uno dei settori che più di tutti ha sofferto per il maltempo – prosegue Brivio -; la primavera fredda e piovosa ha costretto gli apicoltori ad intervenire con alimentazione supplementare degli alveari per mantenere in vita le api. L’indebolimento delle famiglie ha portato ad una perdita del 90 % del miele di acacia, con la conseguenza che anche nel periodo estivo, vista la debolezza degli sciami, vi è stato un calo per le produzioni di millefiori, di castagno e di miele di montagna complessivamente del 20%.  La stagione ha visto quindi una perdita generale del 60% rispetto agli anni precedenti che pure non erano stati anni di grandi produzioni”.

Il comparto delle carni avicole segna un generale trend positivo, con un leggero incremento dei prezzi a fronte di una sostanziale parità dei costi di produzione, bene le uova, con un incremento delle quotazioni in aumento del 5%.

Anche il settore orticolo provinciale ha risentito negativamente dell’anomalo andamento climatico che ha determinato in generale un andamento irregolare del mercato con danni rilevanti diretti per effetto dei fenomeni estremi registrati in particolare in pianura; nel 2019 le produzioni e le quotazioni dell’orticoltura in campo sono state in calo rispetto all’anno precedente.

“Sono positivi invece i riscontri per il settore della IV gamma con un sempre maggiore interesse da parte del consumatore a cui sta facendo riscontro un incremento delle superfici poste a coltura nella nostra provincia – sostiene il presidente di Coldiretti Bergamo -; se il mercato risponde positivamente, permangono invece ancora condizioni di sproporzione nella distribuzione del valore aggiunto nella filiera con marginalità sempre più ridotte per i produttori agricoli”.

Situazione tutt’altro che rosea per il florovivaismo: il 2019 infatti risulta contrassegnato da chiaroscuri che convergono in un trend ad oggi negativo. Le cause sono da ricercare nell’andamento climatico, per quanto riguarda la produzione e l’andamento dei consumi dovuto alla congiuntura economica generale, per quanto riguarda le vendite. “Il comparto manutentivo soffre soprattutto del congiuntura socioeconomica italiana – puntualizza Brivio -; ne sono un esempio significativo le pubbliche amministrazioni, ad esempio, che dovendo fare i conti con risorse sempre più esigue, non realizzano nuove aree verdi e si limitano alla sola manutenzione, quando necessaria”.

Annata importante anche per l’agriturismo, con 170 aziende operanti sul territorio, si conferma come una realtà in continua crescita. Bene anche le Fattorie Didattiche che a livello provinciale sono 53 e continuano ad essere un punto di riferimento importante per le scuole e le famiglie che vogliono conoscere il mondo dell’agricoltura.

Coldiretti Bergamo sottolinea come l’agricoltura continui ad attrarre i giovani. Sono infatti 42 le nuove imprese agricole condotte da under 35 nate nella Bergamasca nei primi sei mesi del 2019 (su un totale regionale di 288). Con 483 aziende a guida giovane, Bergamo si colloca al secondo posto a livello lombardo, dopo Brescia che ne ha 699. E’ significativa anche la presenza delle donne che fanno impresa nel settore agricolo. Delle aziende agricole under 35, quelle al femminile sono 116.

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